Recentemente sulla Stampa nazionale sono comparsi articoli sul rapporto fra protesi mammarie testurizzate e insorgenza di linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL) che hanno determinato una notevole, comprensibile preoccupazione nelle tante donne che hanno impiantato una protesi o a scopo estetico o a scopo ricostruttivo dopo mastectomia.
Il linfoma anaplastico a grandi cellule è una rara forma di linfoma non-Hodgkin (NHL) che si sviluppa a carico dei linfociti t del sistema immunitario.
Tale patologia non ha nulla a che vedere con il parenchima mammario ed è nella maggior parte dei casi limitata al sistema linfatico.
In letteratura è stata definita una malattia linfoproliferativa più che un linfoma, in quanto, tranne in casi più che sporadici non crea diffusione metastatica ed è curabile.
Attualmente, a fronte di milioni di protesi mammarie impiantate, il numero di casi di ALCL in donne portatrici di protesi mammarie resta estremamente basso e non offre dati statisticamente significativi che possano mettere in correlazione la presenza dell’impianto con questa patologia.
Circa l’ipotetica relazione fra impianti mammari e ALCL, il Ministero del Salute ha emanato la Circolare n. 0011758 dell’11/03/2015 che ha come obiettivo quello di sensibilizzare tutti gli operatori sanitari del settore ad effettuare le necessarie indagini cliniche e strumentali per una corretta diagnosi e terapia del rarissimo ALCL nelle pazienti portatrici di protesi mammarie con sintomatologia sospetta.
Solo le pazienti portatrici di protesi mammarie che presentino un sieroma importante tardivo (quindi ad almeno un anno di distanza dall’intervento chirurgico di impianto) devono rivolgersi prontamente allo specialista curante per le indagini del caso. Non vi è alcuna indicazione invece al richiamo sistematico delle pazienti con già impianti
praticati.
Le protesi mammarie continuano, pertanto, ad esser considerate sicure e sotto questo aspetto non si ravvisano rischi per la salute chiaramente identificati da studi scientifici.